Tempo fa avrei voluto pubblicare un podcast sulla storia dell’informatica, mi sono reso conto che avrebbe sottratto troppo tempo ai miei figli, così ho deciso di pubblicare lo script della prima puntata, magari interessa a qualcuno 🙂
DISCLAMER: So che ci sono semplificazione e qualche imprecisione volevano essere chiacchiere tra amici e non un trattato di storiografia.
Puntata 1 – I primi hackers
Ciao a tutti e benvenuti nel primo episodio episodio di Hackstory il podcast che parla della storia dell’informatica. In questa prima puntata parleremo dell “L’origine degli hackers”. Oggi vi racconterò come sono nati i primi gruppi di appassionati di informatica e quali erano i loro obiettivi e valori. Siete pronti? Allora cominciamo!
La nostra storia inizia da lontano, negli Stati Uniti di fine anni ‘50, un periodo di cambiamento sociale grazie alle lotte per i diritti civili e una nascente industria informatica; come si legano queste due cose?
Lo stiamo per scoprire
Il termine “hacker” oggi viene spesso usato in modo negativo per indicare chi viola i sistemi informatici altrui per scopi illeciti o dannosi. Ma in realtà, l’origine di questo termine è molto più antica e positiva. Si fa risalire al 1959, quando alcuni studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology), appassionati di plastici ferroviari, costruirono negli anni un enorme modello ferroviario in scala utilizzando parti dismesse della rete telefonica e componenti elettroniche discrete ma soprattutto costruendo i vagoni intagliando il legno.
Da qui il termine hacker, deriva proprio da to hack, intagliare.
Oltre ai trenini iniziarono a sperimentare con i primi computer, chiamati TX-0 e PDP-1. Questi computer erano enormi, costosi e accessibili solo a pochi privilegiati. Gli studenti, però, riuscirono a ottenere il permesso di usarli durante la notte, quando nessuno li utilizzava. Così, si dedicarono a creare programmi innovativi e divertenti, come giochi, animazioni e simulazioni.
Fu così che nel 1961 nacque Spacewar, il nonno di Asteroid, se non sapete di cosa sto parlando siete molto giovani… mannaggia a voi!
Jokes aside vi consiglio di recuperare almeno una copia di Asteroids per capire come si poteva creare un mondo partendo da pochi poligoni e tantissima fantasia.
A fine anni ‘60 si passò a sviluppare LIFE, un non gioco, il primo tentativo di simulazione di vita cellulare per opera del matematico John Conway, questo “gioco” divenne immediatamente famoso ed il passatempo preferito degli hackers.
Gli hacker del MIT avevano una serie di principi e valori che li guidavano nel loro lavoro. Alcuni di questi erano:
– La curiosità: gli hacker volevano esplorare le potenzialità dei computer e scoprire come funzionavano.
– La creatività: gli hacker volevano creare programmi originali e belli, che esprimessero la loro personalità e il loro ingegno.
– La condivisione: gli hacker volevano condividere le loro scoperte e le loro creazioni con gli altri, senza chiedere nulla in cambio.
– La libertà: gli hacker volevano usare i computer senza restrizioni imposte da autorità o regole.
– L’etica: gli hacker volevano usare i computer per scopi pacifici e socialmente utili, non per danneggiare o controllare gli altri.
Da qui in avanti il movimento hacker iniziò a diffondersi legando la propria immagine a quella dei nerd, ma questa è un’altra storia.
Questi principi e valori furono alla base della nascita della cultura hacker, che si diffuse in tutto il mondo grazie alla rete ARPANET, l’antenata di Internet. Gli hacker formarono delle comunità online, dove si scambiavano informazioni, consigli e codici sorgente. Alcune di queste comunità divennero famose, come l’Homebrew Computer Club, dove nacquero le prime idee per il personal computer, o il Chaos Computer Club, che organizzava eventi e manifestazioni per promuovere la libertà e la sicurezza informatica.
Gli hacker furono anche protagonisti di alcune imprese leggendarie, come la creazione del sistema operativo UNIX, del linguaggio di programmazione C, della rete Usenet, del movimento del software libero e del progetto GNU/Linux. Gli hacker contribuirono in modo decisivo allo sviluppo dell’informatica moderna e alla diffusione della cultura digitale.
Ovviamente, non tutti gli hacker seguirono i principi e i valori originari. Alcuni si lasciarono tentare dal lato oscuro della forza e si dedicarono a violare i sistemi informatici altrui per scopi egoistici o criminali. Questi hacker vennero chiamati “cracker”, per distinguerli dagli hacker etici. I cracker furono responsabili di alcuni dei più famosi attacchi informatici della storia, come il virus Morris o il worm Stuxnet.
Ma non tutti i cracker erano malvagi. Alcuni erano motivati da ideali politici o sociali e si definivano “hacktivisti”. Gli hacktivisti usavano le loro abilità informatiche per denunciare ingiustizie, difendere i diritti umani o sostenere cause ambientaliste. Alcuni esempi di hacktivismo sono il gruppo Anonymous, che ha condotto diverse operazioni contro governi e multinazionali, o il collettivo Telecomix, che ha aiutato gli attivisti della Primavera Araba a comunicare in rete.
Insomma, gli hacker sono una realtà complessa e sfaccettata, che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’informatica e della società. Spero che questo episodio vi abbia fatto conoscere meglio chi sono e cosa fanno gli hacker.
Se volete saperne di più, vi consiglio di leggere questi libri:
– Hackers: Heroes of the Computer Revolution, di Steven Levy
– The Hacker Ethic and the Spirit of the Information Age, di Pekka Himanen
– Hackers and Painters: Big Ideas from the Computer Age, di Paul Graham
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